In occasione del 250° anniversario della nascita di Ludwig Van Beethoven il Comitato “Per ricordare Lino Conti” e il Centro Culturale Massimiliano Kolbe, con il patrocinio del Comune di Varese,propongono il concerto

Un cammino verso l’infinito. Incontro con il pianoforte di Ludwig van Beethoven,

interpretato e presentato da Francesco Pasqualotto.

Il concerto avrà luogo venerdì 21 febbraio 2020 alle ore 21 presso il Salone Estense (Via Sacco 5, Varese).

Programma

Sonata n. 21 op. 53 in Do Maggiore “Waldstein” (1805)
Allegro con brio
Introduzione: Adagio molto (in Fa maggiore)
Rondò: Allegretto grazioso

Sonata n. 23 op. 57 in Fa minore “Appassionata” (1807)
Allegro assai
Andante con moto (in re bemolle maggiore) – Attacca
Allegro, ma non troppo – Presto

Sonata n. 27 op. 90 in Mi minore (1815)
Mit Lebhaftigkeit und durchaus mit Empfindung und Ausdruck [Con vivacità e sempre con sentimento ed espressione]
Nicht zu geschwind und sehr singbar vorzutragen (in Mi maggiore) [Non troppo vivo e cantabile assai]

La Sonata op. 53, detta successivamente “Waldstein” dal nome del dedicatario o “Aurora”, e la Sonata op. 57, detta “Appassionata” concludono di quel decennio d’oro per il pianoforte beethoveniano che furono gli anni 1795 – 1805. Tutte le sonate più note del grande compositore appartengono a questi dieci anni in cui Beethoven usa il pianoforte come un diario delle sue esperienze creative, emozionali e di pensiero. L’ op. 53, composta nel 1803, è una delle sonate più luminose, gioiose e vitali: poche ombre appaiono, soprattutto nel secondo tempo.

Diametralmente opposta è l’op 57, una sonata cupa, tragica, con tratti di grande violenza. Anche il finale di questa sonata, composta nel 1804, non riesce, contrariamente ad altre opere del compositore di Bonn, ad aprirsi alla tonalità maggiore e a dare quell’effetto catartico che così spesso associamo alla musica di Beethoven. La lotta c’è, ma questa volta l’eroe viene sconfitto. È probabile che questa tragicità, dovuta anche a ragioni biografiche (di questi anni è la consapevolezza che la sua sordità sarebbe stata forse permanente) e filosofiche, abbia prodotto un brusco arresto nella produttività beethoveniana per pianoforte.

Dal 1795 al 1805 Beethoven scrive 23 sonate per pianoforte solo. Dal 1805 al 1815 solo 4, di cui l’ultima è la Sonata op. 90. Scritta nel 1815, questa sonata segue altri sentieri rispetto a quelli eroici delle due sonate precedenti: le dimensioni contenute e il clima spesso intimo potrebbero a torto farla sembrare una sonata minore.

Infatti, questa sonata è per così dire la porta d’ingresso verso tutto l’ultimo periodo creativo di Beethoven, caratterizzato da una grande introspezione e intensità espressiva. Dopo i contrasti del primo movimento, un dolcissimo secondo movimento pare condurre l’ascoltatore in un luogo pieno di pace, quella pace che Beethoven ha sempre cercato, anche in modo drammatico, sia per sé sia per gli altri uomini, come canta in modo impressionante nel coro dell’Inno alla Gioia della Nona Sinfonia op. 125.